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Ecco il nostro Paolo “People”: people & culture specialist!

Probabilmente non conoscete ancora il nostro collega Paolo.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per presentarvelo.
Ecco l’intervista!


Ci racconti un po’ di te e del tuo ruolo in Bludata Informatica?

Sono Paolo “People”, e dall’inizio del 2025 ricopro il ruolo di People & Culture Specialist in Bludata: sono il primo ad aver intrapreso questo percorso all’interno dell’azienda.

Dopo la laurea in Psicologia Clinica, durante il tirocinio ho iniziato a interessarmi al mondo delle risorse umane.
Ancora alla ricerca della mia strada, ho scelto di mettermi alla prova in contesti diversi: ho vissuto due anni in Spagna lavorando per una ONG, poi mi sono trasferito prima a Torino e infine a Milano. È lì che ho completato un master in Gestione del Personale e ho iniziato a costruire le basi del mio attuale percorso professionale.

Una volta rientrato in Veneto, ho lavorato come educatore e successivamente come operatore del mercato del lavoro, specializzandomi in orientamento, bilancio di competenze e percorsi di inserimento lavorativo. Ho poi trascorso cinque anni in una software house e società benefit, dove, insieme al team HR, ho contribuito alla crescita dell’azienda e alla completa strutturazione dell’area Human Resources.

Quali sono le principali sfide che affronti nel tuo ruolo di “People”?

Una delle sfide più stimolanti del mio ruolo è costruire processi HR in un contesto dove fino a poco tempo fa non esisteva una funzione strutturata dedicata alle persone. Questo comporta non solo ideare strumenti e percorsi, ma farlo con misura: l’obiettivo è contribuire in modo concreto, evitando di appesantire l’organizzazione, e al contrario, semplificandola dove possibile.

Bludata oggi conta 43 colleghi ed è un’azienda in piena evoluzione. Negli ultimi anni c’è stata una crescita importante e ora ci troviamo ad affrontare una nuova fase, legata alla sfida del cloud. Il mio compito è anche questo: accompagnare il cambiamento, supportare le persone e i team nelle trasformazioni in atto, senza perdere di vista la dimensione quotidiana e concreta del lavoro.

Un aspetto fondamentale è conquistare la fiducia, giorno dopo giorno, dimostrando che l’area People può essere un supporto reale, vicino alle esigenze quotidiane. In questo senso, gran parte del mio lavoro consiste nel valorizzare ciò che già esiste: in Bludata erano già stati avviati percorsi, prodotti materiali utili e sviluppate buone pratiche. La mia presenza mira a dare continuità, mettere in connessione le iniziative e portare ordine e coerenza, senza mai forzare il cambiamento.

In un’azienda tecnica come la nostra, un’ulteriore sfida è mantenere l’equilibrio tra due forze solo apparentemente opposte: la flessibilità, necessaria per innovare, e la chiarezza, indispensabile per crescere con solidità. Saper accompagnare questo bilanciamento è uno dei compiti più delicati e al tempo stesso più interessanti del mio ruolo.

C’è un’attività su cui hai lavorato recentemente e di cui sei particolarmente orgoglioso?

Più che un’attività singola, direi un percorso articolato in tre tappe, strettamente connesse tra loro, su cui mi ha fatto davvero piacere lavorare. Tutto è partito dai colloqui individuali: ho incontrato uno ad uno tutti i colleghi, un’opportunità preziosa, e tutt’altro che scontata, per ascoltare la voce di ciascuno. Questo mi ha permesso di raccogliere percezioni autentiche e iniziare a leggere le dinamiche dell’azienda dall’interno.

Da qui ho iniziato a lavorare sulla prima analisi del clima organizzativo, uno strumento utile non solo per fotografare il presente, ma per orientare le scelte future con maggiore consapevolezza. In parallelo, sto portando avanti la mappatura delle competenze, costruita a partire dagli spunti emersi nei colloqui e oggi in fase di validazione con i responsabili.

Queste tre attività, ascolto, analisi del clima e mappatura, rappresentano le fondamenta di un lavoro che guarda al miglioramento continuo. Il valore non sta tanto negli strumenti, quanto nel metodo: un approccio fatto di ascolto, confronto e costruzione condivisa. Più che “fare un report”, si tratta di attivare un processo di cambiamento concreto e partecipato.

Cosa ti ha colpito di più nei tuoi primi giorni in Bludata?

La mia prima impressione è stata quella di un clima sereno, con un buon equilibrio tra operatività e rispetto reciproco. Non mancano i momenti intensi, ma si percepisce una responsabilità diffusa e un coinvolgimento autentico.

Mi ha colpito la disponibilità delle persone e la voglia di migliorare: fin dai primi colloqui ho trovato apertura, curiosità e spirito costruttivo. E, dettaglio non trascurabile, ho scoperto con piacere che ogni occasione è buona per un buffet, dai compleanni agli anniversari una tradizione che racconta bene lo spirito di condivisione di Bludata.

Quali tecnologie e strumenti utilizzi maggiormente nel tuo lavoro quotidiano?

Negli ultimi mesi sto dedicando particolare attenzione all’intelligenza artificiale, che rappresenta una vera rivoluzione anche per il mondo HR. Non passa giorno in cui non apra ChatGPT: è diventato uno strumento abituale, quasi un’estensione del mio modo di lavorare. Lo utilizzo per generare idee, scrivere testi, riflettere su come impostare processi o strutturare comunicazioni. È un supporto potente, ma va saputo guidare: funziona davvero bene quando c’è un pensiero chiaro dietro, quando lo stimoli con le domande giuste. Sto cercando di approfondirne sempre di più l’utilizzo, per integrarlo in modo intelligente nelle attività quotidiane.

Accanto all’AI, utilizzo Excel, Trello per la gestione progetti, e Miro, per facilitare la chiarezza mentale e il pensiero sistemico.

Cosa ti piace di più nel lavorare in Bludata?

Mi piace il fatto che sia una sfida vera. Il ruolo People non esisteva prima, e questo mi mette nella posizione – non banale – di dover costruire qualcosa che funzioni davvero, che sia utile, che abbia un impatto concreto. Non si tratta di aggiungere buone intenzioni, ma di trovare soluzioni che aiutino l’azienda a crescere, a lavorare meglio, a fare chiarezza dove serve.

Hai una filosofia o un motto che guida il tuo modo di lavorare con le persone?

Il mio metodo consiste nel mettermi nei panni delle persone, capire il contesto, raccogliere tutte le voci, anche quelle più silenziose.

Mi piace lavorare nella quotidianità, intesa come attenzione continua a ciò che succede nel lavoro di tutti i giorni. Non credo nei grandi interventi calati dall’alto, ma in soluzioni che nascono osservando da vicino, provando, aggiustando il tiro, coinvolgendo le persone nel processo. I cambiamenti più solidi, secondo me, si costruiscono così: partendo dai bisogni reali e trovando risposte semplici, ma ben pensate. Questo è ciò che guida il mio lavoro: un approccio pragmatico, partecipato e orientato a generare impatti concreti.

Fuori dal lavoro hai degli hobby o passioni che ti aiutano a ricaricare le energie?

Mi sento a tutti gli effetti un uomo medio (mi viene in mente “Medioman” il personaggio di Fabio De Luigi). Una delle mie passioni più costanti è la musica: ascolto volentieri vinili (sì lo so che è molto Radical Chic) e cerco di scoprire sempre qualcosa di nuovo. I concerti cerco di concentrarli in un’unica tappa annuale: il Primavera Sound, a cui cerco di non mancare mai.

Mi piace anche cucinare, soprattutto carne e pesce (meglio alla griglia) ma anche primi piatti — sui dolci, invece, passo volentieri. E ho un debole per il vino: quando viaggio mi piace visitare le cantine locali e torno sempre con una bottiglia “di prova” da scoprire.

Seguo lo sport, anche se ormai più dal divano che dal campo: ho un amore particolare per il basket, ma mi appassionano anche calcio, rugby, tennis, sci, moto e Formula 1, un po’ di tutto.

Quando posso cerco rifugio nella natura, senza grandi imprese, ma giusto per respirare e mettere ordine nei pensieri. Piccole cose, ma per me sono quelle che fanno la differenza.

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Bludata Informatica

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